L’energia assorbita dalle aziende agricole che producono latte si concentra soprattutto la mattina e la sera, in corrispondenza delle mungiture. Come vedremo in questo caso studio, si può risparmiare su questa voce di costo optando per una soluzione in grado di sfruttare una particolare caratteristica del prodotto: il calore del latte appena munto.
Un nuovo modo per sfruttare al meglio la propria energia
La soluzione di cui stiamo parlando è la piastra di scambio termico, che dà all’allevatore l’opportunità di trasferire questo calore (circa 35 °C) dal latte ad altri usi, riducendo quindi i consumi del frigorifero in cui il prodotto sarà conservato e con ulteriori ricadute positive in termini di risparmio energetico.
Avendo a disposizione un serbatoio per l’accumulo dell’acqua destinata al bestiame, il calore potrà essere utilizzato per portare quest’ultima a una temperatura più gradevole. L’acqua proviene infatti da una falda alpina e al momento della raccolta dal pozzo è ancora molto fredda (6 °C circa).
Risparmio idrico
Per ovviare a questo problema, finora l’allevatore sceglieva, soprattutto d’estate, in cui il divario fra temperatura dell’acqua ed esterna è troppo ampio, di prelevare l’acqua dall’acquedotto, salvaguardando in questo modo la salute e il benessere dei propri animali. Considerando però un fabbisogno giornaliero di 60 litri per 130 capi, pensiamo quindi al dispendio di acqua destinata al consumo umano!
Risparmio energetico
Tornando al latte, la piastra, sgravando il lavoro del frigorifero per un risparmio di circa 1/3 dell’energia necessaria per refrigerare il latte, consente in potenza di allungare la vita del macchinario, aggiungendo un ulteriore vantaggio economico a quello dato dalla riduzione dei consumi, che consentirà di ripagare in due anni l’investimento.
Più avanti torneremo quindi su questo caso per valutare l’impatto concreto di questa scelta.