Nell’ambito del Superbonus 110%, molte famiglie hanno sostituito (o stanno valutando di farlo) il proprio impianto di riscaldamento a pompa di calore. La scelta di accoppiarla a un impianto fotovoltaico della giusta taglia, ma anche a batteria di accumulo delle adeguate dimensioni è di sicuro vincente.
Vediamo in che modo a partire dai dati di consumo, raccolti dai sensori di monitoraggio eVISO, di un contatore domestico.
I vantaggi della pompa di calore in un caso studio
Mentre nel primo grafico è evidente l’aumento di potenza da 5 kW a 6,6 kW necessario all’installazione della pompa di calore, la successiva mappa oraria mostra invece chiaramente come l’impianto sia stato acceso a partire da metà novembre, con punte di consumo nelle giornate che sono state, guarda caso, le più fredde.
I consumi dell’abitazione, ben coibentata ed esposta al sole, risultano decisamente più alti nel mese di gennaio rispetto non solo ai mesi autunnali, ma anche allo stesso mese dell’anno precedente.
In questo caso, nemmeno un impianto fotovoltaico da 10 kW avrebbe abbattuto completamente i consumi, dal momento che la pompa di calore risulta lavorare in modo uniforme durante l’intera giornata, ma insieme a una batteria di accumulo avrebbe sicuramente permesso di ridurli.
Chi opta per la pompa di calore dovrà quindi abituarsi a una bolletta alta nel trimestre invernale (dicembre-gennaio-febbraio), che però sarà ampiamente compensata a partire dai mesi successivi e per tutto l’anno, in particolare durante la stagione estiva.
Installare una pompa di calore è inoltre vantaggioso nella misura in cui permette di far rientrare sotto la stessa utenza anche la produzione di acqua calda sanitaria e di abbattere così i costi fissi.
Il risparmio stimato in autoconsumo
Questo vale a maggior ragione affiancando alla pompa di calore un impianto fotovoltaico della giusta taglia (circa 12 kW) e una batteria di accumulo della capacità di 20/30 kWh.
Dimensioni eccessive delle batterie di accumulo, soprattutto in assenza di un’auto elettrica da caricare, espongono al rischio di produrre troppo poco surplus di energia solare in inverno, da utilizzare la notte, lasciando così le batterie mai completamente cariche. In estate, con i consumi molto inferiori, si rischia invece di dover lasciare inutilizzato l’intero accumulo durante la notte, che è peraltro molto breve (8-10 ore anziché le 14-16 ore dei mesi invernali).
Con un impianto delle corrette dimensioni, il risparmio di energia prelevata dalla rete in inverno è stimato fra il 30 e il 40%.