A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, il costo dell’energia sembra essersi stabilizzato, attestandosi su livelli decisamente più bassi rispetto ai picchi raggiunti a marzo (subito dopo l’inizio del conflitto) e durante i mesi estivi del 2022.

I fattori che hanno contribuito a frenare l’aumento dei costi energetici sono il riempimento degli stoccaggi, la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili russi grazie alla progressiva diversificazione delle fonti energetiche (pur al prezzo di una vera e propria corsa al rialzo dell’energia registrata durante la scorsa estate) e la contrazione dei consumi di energia (-15%) dovuta anche a un autunno-inverno particolarmente mite.

La ripresa economica post-covid, con annesse le difficoltà nelle catene di approvvigionamento, sono state fra le cause dell’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime in tutti i settori a partire dall’estate 2021.

Ad oggi siamo ancora lontani ai livelli pre-pandemia, quando il PUN medio annuale oscillava fra gli 0,04 €/kWh e gli 0,08 €/kWh (come si può vedere da questi grafici sul sito del GME). Permane infatti una situazione di incertezza, dominata dall’inflazione (anche se in lieve calo rispetto ai mesi precedenti) e dalle tensioni internazionali legate alla guerra.

Sarà dunque difficile, quantomeno nel breve periodo, vedere il costo dell’energia tornare a livelli “normali”.

Un nuovo approccio all’energia

In questo scenario è fondamentale scegliere un approccio all’energia basato sulla consapevolezza e sull’ottimizzazione dei consumi.

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