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Da reseller a UdD: impatti, costi e rischi (parte 3)

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Da reseller a UdD: impatti, costi e rischi (parte 3)

Dopo aver illustrato i nodi del passaggio da reseller a utente del dispacciamento dal punto di vista finanziario e tecnico, cerchiamo di fare il punto mettendo a confronto questi due diversi modi di operare sul mercato power.

Reseller e UdD: un confronto

La normativa

Una normativa complessa come quella che regola il settore dell’energia necessita di essere conosciuta in maniera approfondita dal grossista. Anche scegliendo di affidarsi a un consulente esterno per mantenersi aggiornati sulle questioni normative, è fondamentale non essere digiuni della materia. La continua evoluzione della normativa di riferimento degli ultimi due anni ha poi costretto gli operatori a rincorrere i cambiamenti e a concentrare gli sforzi nel definirne la corretta interpretazione.

Il reseller invece, pur essendo sottoposto ad alcuni aspetti normativi, può invece permettersi di non conoscerla a fondo contando sulle competenze del proprio fornitore e, in molti casi, appoggiandosi a software di terze parti anche per tutte le questioni di cui potrebbe occuparsi direttamente, dalla bollettazione alla raccolta delle accise per l’Agenzia delle Dogane: operazione, quest’ultima, che implica controllo operativo e reportistica, così come per la riscossione degli altri oneri.

Le garanzie richieste

Mentre l’utente del dispacciamento è sottoposto a condizioni stringenti e inderogabili per quanto riguarda le garanzie finanziarie, il reseller può negoziare e scegliere fra diverse tipologie di prestazioni a copertura dell’energia acquistata, dalla fideiussione bancaria, al deposito, all’acconto, e stabilire a livello contrattuale queste condizioni. Lo stesso vale per scadenze importi: anche se definite contrattualmente e per quanto la controparte possa rivelarsi inflessibile, a fronte di un ritardo la questione può essere chiarita e risolta. L’esito peggiore è quello di vedere i propri punti finire nel Mercato di Salvaguardia.

Per un utente del dispacciamento invece un ritardo nei pagamenti al GME o a Terna comporta non aver sufficienti garanzie e, quindi, non poter più acquistare energia e operare sul mercato (ne avevamo parlato qui).

Da segnalare inoltre le difficoltà di ottenere garanzie dagli istituti bancari senza soddisfare determinati requisiti o senza collaterali (come l’apertura di un conto presso quella stessa banca).

Il rapporto con le controparti

Per avere risposte o chiarire dubbi su temi normativi, un reseller può rivolgersi al proprio fornitore. Al contrario, il grossista non può contare sullo stesso supporto con le proprie controparti di natura istituzionale; questo si riflette in una maggiore difficoltà nel definire processi operativi conformi alle norme e tenerli sotto controllo e, dal punto di vista finanziario, nel trovare soluzioni alternative rispetto a quelle già previste (ad esempio per quanto riguarda le condizioni di pagamento).

I costi da sostenere

Prevedere quanta energia servirà per soddisfare la richiesta dei clienti in fornitura è un’operazione molto complessa e gli errori comportano inutili costi aggiuntivi o la necessità di integrare le garanzie a seconda dei casi (ne avevamo già parlato qui).

Il modo di operare del grossista è quindi caratterizzato da molta più incertezza di quello del reseller, per il quale la questione delle coperture è definita nel contratto e quindi, in una certa misura, quantificabile a priori, come abbiamo già visto poco fa.

La contabilità

Un altro aspetto da considerare è legato all’attività contabile. Come abbiamo già visto nel primo articolo, l’utente del dispacciamento si trova a ricevere più fatture dalle diverse controparti, di diversa tipologia e periodicità; un ulteriore elemento di complessità operativa per nulla trascurabile.

Operatività: outsourcing o insourcing?

Diventare UdD comporta, come abbiamo visto, aumentare la propria esposizione finanziaria (che dipende dalle oscillazioni del mercato ed è proporzionale ai volumi gestiti) e avere in carico un’operatività molto complessa.

La riduzione dei costi di approvvigionamento dell’energia può venire reimpiegata per finanziare l’internalizzazione di alcune funzioni (dalla bollettazione al trading), che richiedono investimenti in personale e l’acquisizione di competenze, o la loro esternalizzazione, affidandosi a un fornitore esterno. In quest’ultimo caso c’è da sottolineare che i costi dei servizi richiesti andranno sostenuti in anticipo rispetto all’incasso, alle garanzie e alle spese commerciali.

Una strada per mitigare i rischi, una volta aperto il canale di dispacciamento, può essere quella di spostare pochi volumi per volta e alla fine capire se si riescono ad abbattere i costi grazie alla scalabilità del proprio business che sta progressivamente trasformando il modo di operare.

Conclusioni

Dagli aspetti esaminati in questa serie di articoli emerge come diventare utente del dispacciamento necessiti di una seria valutazione se si vuole operare in condizioni di sostenibilità sul lungo periodo e condurre con successo questo cambiamento. Senza le dovute riflessioni e senza aver pianificato correttamente gli step da seguire per soddisfare gli stringenti requisiti richiesti, gli impatti dal punto di vista operativo e finanziario possono infatti compromettere, anche in maniera definitiva, la possibilità di rimanere sul mercato.

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